Ultima tappa in St. Vincent & The Granadines è Bequia, a febbraio qui ci eravamo trovati veramente bene e qui avevamo conosciuto Angela e Franco, allora unica nota dolente è stato lo schiacciamento delle mie dita.
Ancoriamo al solito posto, cioè davanti a Princess Margaret Bay, e scendiamo con Eugenio a fare due passi sul lungo mare di Port Elisabeth. L’atmosfera che si respira a Bequia è molto tranquilla e rilassata: la popolazione è un miscuglio di africani, scozzesi, francesi a cui nel 19° secolo si sono aggiunti i cacciatori di balene provenienti dalla costa USA. La caccia alle balene si pratica ancora, ovviamente regolamentata, ma l’avvistamento di una balena e la sua cattura è un evento oggi rarissimo. Il risultato è che la gente locale è famosa per la costruzione e la conduzione di piccole barche che venivano costruite con i soli materiali e conoscenze locali ma non per questo meno marine o meno robuste. Oggi ne rimane un artigianato di modelli di barche in legno che su richiesta possono riprodurre qualsiasi tipo di barca.

La vita dell’isola si sviluppa intorno all’abitato di Porth Elisabeth con la sua ampia baia dove sono ancorate barche di tutte le fogge.

Qui passiamo un paio di giorni di totale relax, si va all’internet-cafè a chiamare la mamma con skype (caffè sulla baia ovviamente)…

…si va a fare la spesa in centro!

Gironzolando per le vie di Porth Elisabeth incontriamo il mitico dott. Dani che aveva visitato e rimesso in sesto le mie dita, lo invitiamo a bordo per un bibita e lui porta anche sua figlia. Sono originari di Srilanka, vivono qui ormai da anni ma non sono mai andati a vela, la prossima volta che passiamo da queste parti li porteremo un po’ in giro, promesso!

Prossima tappa nel nostro viaggio verso il nord sarà Santa Lucia, ci sono da fare parecchie miglia, quindi il giorno prima andiamo a sbrigare tutte le formalità: eh sì qui ai Caraibi è un continuum, si passa da un’isola all’altra e si cambia stato, quindi c’è da fare dogana, ufficio immigrazione ed in alcuni casi anche visitare l’autorità portuale.

Il giorno dopo all’alba (almeno per I nostri standard in realtà alle 7:30) issiamo le vele e puntiamo la prua di Nausicaa verso 350°. Il vento è buono, 20 nodi da est, e nei canali tra le isole tocchiamo punte di 8,5 nodi. Solo quando siamo a ridosso di St. Lucia dobbiamo accendere un po’ di motore per il forte calo di vento. Risultato: 70 miglia in 10 ore, non male, e alle 17:30 mettiamo ancora a Rodney Bay nel nord di St. Lucia a fianco di Last Lady, il ketch di Franco.
Per non farci mancare nulla subito dopo St. Vincent abbiamo pescato un bel wahoo, e la cena con Franco è assicurata

A Rodney Bay siamo in compagnia di Franco, Max e Samuele, una bella conbriccola con cui facciamo bagordi, ma presto è ora di partire. Si torna a Martinica, ciao Franco a presto:

Il canale tra St. Lucia e Martinica presenta sempre qualche sorpresa, in questo caso un bel temporale che fa salire il vento fino a 35 nodi, poco male, si riducono le vele, ci si mette la cerata e la cintura.

Avvistiamo le boe di ingresso di Cul de Sac de Marin, ed eccoci di nuovo a Martinica, il nostro punto di arrivo della attraversata Atlantica tre mesi fa, tre mesi spesi a zonzo con Nausicaa tra le isole di Sopravento, beh che dire, l’anno prossimo bisognerà tornarci ora esploreremo le isole di Sottovento.