• ott 13th 2010
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Sono ad Igoumenitza.
Il viaggio sinora è stato poco confortevole e l’ arrivo in Grecia è all’ insegna del cattivo tempo.
Ho dormito poco e scomodamente, ma finalmente scendo dal traghetto.
La prima ora trascorsa sulla terraferma è un po’ avvilente: paesaggio spettrale, tipico da zona portuale. Anche fuori dalla stazione marittima non si incontrano facce amiche, solo camion; camion che ad ogni passaggio, dall’ ennesima pozzanghera, sollevano un muro d’ acqua putrida che puntualmente si abbatte sullo sprovveduto straniero, imbrattandolo da capo a piedi.
In dieci minuti sono fradicio.
Mi aggiro nell’ anteporto per circa un’ ora alla ricerca di una stazione di autobus che non riesco a trovare. Le indicazioni della gente sono confuse, qualcuno è scortese e cammino per un paio di chilometri sotto lo zaino che si appesantisce ad ogni passo per via della pioggia che scende copiosa.
Poi, deciso a mettere fine al martirio, fermo un taxi e l’ unica frase che mi riesce è: ”PLATARIAS, THE TOURISTIC PORT!!!”.
Dopo poco sono a destinazione.
C’ è Carlo che sbuca dal tambuccio e mi accoglie con un sorriso ed un abbraccio.
Finalmente!!!
La prima ora insieme trascorre, davanti ad un paio di ottime, rinvigorenti tazze di caffè bollente. Non mi staccherei più da quella tazza fumante.
L’ accoglienza è perfetta, C’ è la stufetta accesa che distribuisce un bel tepore in dinette, è stata preparata anche la colazione davanti alla quale diventa assai gradevole il racconto delle reciproche vicende degli ultimi mesi.
Comincio a rilassarmi.
Che bello sentire la pioggia che martella ed essere finalmente all’ asciutto e al caldo.
AAAHHH!!!
Comm’ è bbell’ o’ ccafè!!!!
Il nostro Comandante mi dice che Silvia è appena rientrata in Italia, a bordo del traghetto che avevo visto di fianco a quello con cui sono arrivato. Sì proprio quello che guardavo salpare mentre mi aggiravo per la zona portuale facendomi fracicare dagli stramaledetti truckdrivers; l’ ho mancata di un soffio. CHE SFIGA!!! Speriamo di incontrarci presto ;-) UN BACIONE A SILVIETTA!!!!!
Finito il pasto, sistemo le mie cose in cabina. Svuoto lo zaino e trovo la giusta collocazione per ogni cosa:
il pianoforte a coda, va qui;
la batteria di pentole in acciaio 18/10, la mettiamo qua;
il set di di trapunte e la mountain bike in omaggio, li mettiamo qua;
Come al solito, ho scordato il pigiama…
Fuori piove ancora, ma con meno vigore.
Il buon Carlo mi introduce altri gitanti che, come noi, per il momento sono inchiodati alla terraferma per via della giornata uggiosa.
In questo piccolo porto di Platarias continua ad arrivare gente e Carlo e Corrado, il dirimpettaio equilibrista e chef, trascorrono il resto del pomeriggio assicurando un ottimo servizio ormeggiatori a tutti i velisti in arrivo.
C’ è gente che arriva da tutte le parti d’ Europa.
Se ci penso, ‘sto posto è un bel po’ assurdo!!!
L’ approdo è piccolissimo, nascoto in una baia che nasce dall’ incontro di due verdi colline che arrivano sino al mare formando un fiordo lungo circa tre miglia.
Siamo distanti solo una decina di chilometri dalla più grande città di Igoumenitza e non si vedono che poche case basse; nelle immediate vicinanze del molo si intravedono solo un ristorante, l’ insegna al neon di un piccolo supermarket ed un bar con un tavolino intorno al quale quattro vecchietti giocano a briscola (s’ gioca ‘a briscola in grecia?… bho?), ma, con mio sommo stupore, in un paio d’ ore si conosce tanta, ma proprio tanta nuova gente.
Questo posticino è un vero paradosso: mostra caratteri da eremo, celado un animo da vero e proprio “porto di mare”.
Poi il momento arriva.
Rotti gli indugi, Carlo mi introduce ai nostri compagni di viaggio: la fiera NAUSICAA ed il fido EUGENIO.
La prima mi appare come una slanciata, elegante signora; non più giovanissima, dai fianchi giunonici e dalle forme generose. Ha i tratti della tipica bellezza mediterranea.
Il profilo è sinuoso e l’ aria un po’ austera. La sua figura mi rimanda ad un non-so-che di caldo e vibrante, forse un po’ erotico.
Ma c’ è qualcos’ altro.
Non riesco a capire subito di cosa si tratti e sento di non essere ancora riuscito ad inquadrarla perfettamente. La cosa mi intriga e mi turba allo stesso tempo. Non è finita qui.
Il secondo, Eugenio, è un tipo paffutello dall’ aria simpatica, con lui non puoi sbagliare. E’ piuttosto tozzo e ben piazzato, mi piace assaje e da subito ho la sensazione che sarà un perfetto compagno di giochi.
Sopraggiunge il tramonto

 Tramonto

e dopo un sano e ben gradito spaghetto aglio-oglio e peperoncino, si va a distendere le ormai stanche membra.
L’ indomani, al risveglio, dall’ oblò della mia cabina scopro con piacere che la pioggia è scomparsa ed il cielo sembra abbastanza sereno.
Sbucando dal tambuccio, vedo però alle spalle del porticciolo ancora qualche nuvola piuttosto carica….
… mmmm….
Carlo è già in piedi da un pezzo ed ha già fatto un giro di ricognizione sul molo.
Quando lo vedo, si sta accommiatando da Corrado.
Eccolo, si accinge a salire a bordo.

 Carlo

Il Comandante ha già predisposto un’ ottima ed abbondante colazione.
Mi dice da subito che il meteo prevede ancora una giornata variabile con alta probabilità di pioggia, quindi propone di restare in zona, almeno per oggi. Che sfiga!
Ma per domani le previsioni danno del buono, e si potrà salpare.
Portolano alla mano, mi mostra alcuni bei posticini da poter visitare. Io lo ascolto con avidità e comincio a viaggiare con la fantasia, immaginando posti ed anticipando profumi e colori.
Terminata la colazione, Carlo mi fa: “Franz, ti devo confidare una cosa: EUGENIO SI BUCA!!”
Dopo poco ci portiamo sul paziente che sta schiumando e ci mettiamo all’ opera come due chirurghi:
“FORBICI” – “forbici”
“LAVARE” – “ok, lavato”
“ASCIUGARE” – “asciugare”
“DIVARICA” – “divaricato”
“VAI CON L’ INIEZIONE” – “fatto!”
“TAMPONARE” – “fatto!”

“ORA… POSSIAMO SOLO ASPETTARE E SPERARE…”

La luce del sole che fa capolino dalle nuvole è gradevole, l’ acqua ha proprio un bel colore, quindi
si decide per un bagnetto nell’ anteporto.
C’ è un bel venticello fresco e Carlo mi avvisa del fatto che, proprio negli ultimi tre o quattro giorni, le temperature sono un po’ calate, sia fuori, sia dentro l’ acqua e quindi propone di prender su anche i corpetti, ma io:

“ Ma Nooo, che vuoi che sia, tanto facciamo solo un bagnetto per rimediare qualcosa da mangiare…”

Ci incamminiamo sul molo chiacchierando delle varie tecniche di apnea, nasce un simposio sul rilassamento muscolare e le tecniche pranayama.
“… per I tempi di statica, io preferisco concentrarmi sui punti di contatto…”
“… per le azioni di pesca io adoro l’ agguato…”
“…ormai fumo come un dannato e dopo un minuto implodo…”
e così via…
Nel frattempo, con passo tranquillo, lasciamo il molo in cemento e cominciamo ad avventurarci sugli scoglietti dell’ anteporto, fino a raggiungerne uno sufficientemente ampio e piatto, perfetto a garantire una buona piattaforma di immersione per I nostri due NAVY SEALS…
e ancora la discussione imperversa…
“… ma secondo te, come posso prolungare il tempo di permanenza sul fondo?”
“…per prolungare l’ apnea? Ci sono una miriade di tecniche… Io solitamente provo a concentrarti sul battito del cuore!”
“…”
Così, seduto su uno scoglio, mi infilo maschera e pinne e mi soffermo, un attimo prima di entrare in acqua, ad ascoltare il mio organo pompante:
T-TUMM !… – T-TUMM !… – T-TUMM !…
T-TUMM !… – T-TUMM !… – T-TUMM !…
T-TUMM !… – T-TUMM !…
metto un piede in acqua: “AH-PEEROOO’!!!… è freschina sul serio…”

T-TUMM !… – T-TUMM !… – T-TUMM !…

“ora mi abituo un pò… bagnamoci fino ala vita, và…”

T-TUMM !… – T-TUMM !… – T-TUMM !… – T-TUMM !…

“Cazzarola se è fredda !!! ok, mi devo abituare un altro pochino…”

T-TUMM !… – T-TUMM !… – T-TUMM !…

“ok, dovrebbe bastare…”

T-TUMM !… – T-TUMM !…

“3 – 2 – 1 – Via!!!”

SPLASH!!!

“T-TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU………(o’ core s’ è fermat’)…………….”

“MARONN’!!!!!!!!!!!!! CHECCAZZ’-'E -FRIDD’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Più o meno trenta secondi dopo, I nostri indomiti apneisti, liberatisi nel frattempo di maschere, pinne, coltelli, fucili, trick-track e bombe a mano sono già sullo scoglio più vicino alla ricerca del tepore offerto dal timido sole.
Dopo questa figuraccia, si torna a bordo a mani vuote per pranzare.
Al pomeriggio, come previsto, torna la pioggia.
“Che si fa?”
E ci cimentiamo in una serie di lavoretti e riparazioni.
Il motore sembra avere qualche problemino ad’ avviamento:
una manna per I due mezzi ingegneri. Nasce un altro simposio.
“ma il positivo l’ hai collegato?”
“sì, ma sembra che il relè non si ecciti”
“ma quale relè? Il primo o il secondo?”
“il secondo, e se provassimo a baypassare il tutto e a battere tutta la linea?”
“…mmm…ok, prendi il tester e lo schema elettrico…”
E così è trascorso tutto il pomeriggio.
Per cena un boccone veloce e poi, di nuovo sul motore.
Ancora un paio d’ ore di lavoro: monta, smonta, avvita, svita, lubrifica, connetti e si fa sera tarda.
Il sole è ormai tramontato da un pezzo. Fuori è tutto buio.
“Che facciamo andiamo a dormire?”
“ok, però voglio fare un’ ultima prova”
Carlo gira la chiave e il motore VROOOMM!!!! al primo colpo.
“ok, buona notte”.
Il mattino seguente al risveglio mi sento finalmente in vacanza a tutti gli effetti.
La giornata è splendida, il sole è alto e Carlo ha già preso accordi con un greco per fare rifornimento.
Vento non ce ne è. Dovremo andare a motore, niente vele per oggi.
Facciamo un salto veloce al vicino supermarket per provvedere a rimpinguare la cambusa.
Tornati al molo con le borse della spesa ancora nelle mani, salutiamo I vicini, poi Carlo salta a bordo per riporre la spesa e predisporre tutto il necessario alla partenza.
Evvai, finalmente si può salpare!!!
Io mi trattengo qualche altro minuto sul molo a chiacchierare con Corrado, poi lo saluto e rimetto piede sulla passerella.
In quel preciso istante avverto una piacevole sensazione che non esisteva un attimo prima:
Il lieve rollio della barca che mi culla sulle acque calme.
Che goduria!
Ultimati I preparativi, incrociamo le dita mentre proviamo ad accende il motore.
VROOMM!!!
“che culo!!, al primo colpo!!!”
Si mollano le cime di poppa e si procede verso sull’ ancora.
Carlo è al timone, ed io ho qualche difficoltà nello spedamento.
La testa della catena lambisce l’ acqua sotto la prua, ma sulla nostra unghia c’ è un fastidioso groviglio di cime che abbiamo ripescato dal fondo e che ci tiene impegnati in concitate manovre per qualche minuto.
Poi: “Liberi!!!”
Appena fuori dall’ imboccatura del porto ascolto Nausicaa tastare con fermezza le prime docili onde. Lo sciabordio sotto la prua aumenta con la velocità, il mare finalmente comincia a cantare lì davanti, finalmente riesco a prendere le prime boccate di fresca aria salmastra.
Continuo a rilassarmi.
Usciamo dal nostro ridosso, percorrendo le prime miglia ed il panorama comincia a mutare.
Si ergono alla nostra sinistra delle bellissime scogliere con franate e strapiombi mentre noi continuiamo a sfilare placidi e tranquilli.

 Paxos

Mi sento in pace. Non avverto più alcun peso.
Il lavoro, gli impegni quotidiani, I clienti, la routine di Ravenna, il dover essere sempre e comunque a disposizione dei capricci di qualcuno, tutto svanisce, come per magia, sarà per il silenzio che mi avvolge, sarà che l’ unica cosa che si sente è il grido dei gabbiani, o vuoi per il dondolìo di questa enorme culla che è Nausicaa, finalmente mi sento leggero e LI-BE-RO!!!.
Questo stato d’ animo non ha prezzo!!
La navigazione continua senza intoppi ed anche il mio stato di grazia tende a consolidarsi.
In compagnia sua e di Carlo si sta veramente bene.
Durante il tragitto verso LAKKA, irradiato da un sole magnifico e caldo, continuo a riflettere su NAUSICAA.
Ripenso ai giorni precedenti, in cui l’ ho osservata dondolarsi sorniona e tranquilla, silenziosa, timida e discreta; adesso mi sembra un’ altra: priva di ogni inibizione, corre libera, con l’ andatura allegra e gaia tipica di una adolescente.
Mi crogiolo ancora qualche miglio in questo stato di gaudio.
Poi, la rivelazione: NAUSICAA non è solo questo, ma molto di più: è una MERAVIGLIOSA OPPORTUNITA’!!!
Ora mi sento finalmente in pace e posso emettere un giudizio onesto ed oggettivo.
Sì, infatti, ripensandoci meglio, mi sono reso conto che Lei potrebbe essere una compagna di viaggio ideale, pronta a guidarmi o seguirmi in un metaforico itinerario mentale, tutto mio.
Ho riconosciuto in Lei una bella nomade, dall’ animo un po’ zingaro come me, con la quale condividere, istante x istante, il piacere del viaggio ed il desiderio della meta finale: la sensazione di LI-BER-TA’!!!.
Arriviamo in una piccola, bellissima baia: LAKKA.
Sembra di entrare in un cratere vulcanico: il piccolo specchio d’ acqua è circondato da una bassa corona di roccia verdeggiante, che assomiglia, appunto alla sommità del cratere di un vulcano.
“Carlo, ma dove mi hai portato ai Caraibi?”
L’ acqua è trasparente oltremodo e sul fondo si vede una razza che svolazza lungo la nostra catena che, filata a dovere, agguanta sul fondo di sabbia bianca.
“Vediamo di rimediare qualcosa per cena?”
“ok, vestiamoci”

SPLASH!!!

Mi giro verso Carlo: “lo vedi questo qui sotto? È una mormora, non è grande, ma un paio di questi ci dovrebbero bastare, ci provo…”
Scendo sul fondo e aggrappato alla catena inposto un timido e goffo aspetto, la mormora sente il richiamo.
Si avvicina.
Sollevo il braccio che impugna il fucile e la porto a tiro.
“Falla avvicinare ancora un po’…(mi ripeto mentalmente)”

“ORA!!!”
L’ asta parte rumorosa, si solleva una piccola nube di sabbia candida che mi copre per un istante la visuale. Un attimo dopo, dieci centimetri più in là dall’ asta, vedo la mormora che placida e tranquilla mi fissa e mi risponde con una sonora pernacchia:
”Prrrrrreeeeeeeeee!!!!!”
Poi, gira le pinne e scoda lontano.
Risalgo in superfice e chiedo a Carlo:
“Ne abbiamo ancora di tonno in scatola, vero?…”
E così, si finisce a cenare con insalata di pomodori, feta e pesce in scatola.
Il dopocena è idilliaco: il cielo è un un mosaico di stelle e l’ aria è fresca e tonificante.
E’ un vero piacere stare seduto in pozzetto.
Guardo tutt’ intorno le luci provenienti dalle altre barche che illuminano piccole porzioni di questa baietta paradisiaca, spengo la sigaretta, contemplo lo spettacolo per qualche altro istante, poi saluto Carlo e mi ritiro in cabina.

L’ indomani mattina ci svegliamo di buon ora, non prestissimo, ma comunque prima di tanti altri nostri vicini d’ ormeggio.
Apro l’ oblò e non sento alcun rumore. Provo ad ascoltare con gli occhi chiusi, ma non riesco a percepire neanche I tipici scricchiolii di barca.
Anche lo sciabordìo sotto la carena non si avverte più. Il mare fuori deve essere proprio un olio.
Silenzio.
L’ udito se ne compiace.
Ho dormito divinamente e mi sento pieno di energie.
Come arrivo in pozzetto, vengo investito dal profumo del salmastro che si mescola a quello della macchia mediterranea. L’ aroma è quello tipico dell’ alba: aria carica di umidità rinfrescante e pungente, ma con un pizzico di salsedine ed il frofumo penetrante dei pini e dei cipressi che crescono spontanei tutt’ intorno sulla roccia.
L’ olfatto è stato appagato.
Che risveglio favoloso!
Qui la vegetazione bassa arriva a lambire il mare.
Con il sole così, basso, nascosto dietro le alture, e questa macchia di verde che emerge dalla tavola turchese mi verrebbe voglia di rimanere immmobile a contemplare questo quadro per ore, dedito all’ ozio e assorto nell’ oblìo. Sarebbe meraviglioso svegliarsi con un colpo d’ occhio così tutti I santi giorni. (mmm… forse no, significa che sarei in paradiso e quindi…)
Anche la vista ha avuto quanto le spetta.
“Carlo, che dici? Bagnetto e colazione?”

SPLASHHHHH!!! – (Io)

PLUF!!! – (Carlito è più plastico ed armonioso di me nei tuffi dalla plancetta)

AAAAAAAA CHEBBELL’ACQUA FREE-EEESCAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!
Non è fredda come nei giorni precedenti, è piacevolmente rinvigorente e tonificante.
Il contatto col fluido è un po’ come la carezza che si riceve nell’ indossare un indumento di seta, ha un non so che di delicato e romantico.
Adoro farmi massaggiare il corpo dall’ acqua di mare, è così rilassante, e per svegliarmi è proprio quello che ci vuole.
Scivolare nell’ acqua è bellissimo.
Credo che il senso del tatto debba considerarsi come l’ insieme delle percezioni che arrivano dal corpo tutto, non mi piace relegarlo alle sole mani, troppo riduttivo!
E quindi, anche lui ha avuto la sua razione.
A chi tocca ora?
ALLA PANZA!!!
Tornati a bordo si fa colazione con caffè (comm’ m’ piace o’ ccafè), ottimo yogurt con miele, latte a volontà, pane burro e un’ ottima marmellata all’ arancia.
Mentre banchettiamo in pozzetto, e ci asciughiamo al sole mattutino, scorgo un angolo della baia ancora in ombra.
Il sole non ha ancora raggiunto quel piccolo gruppo di scogli sotto la franata e confesso a Carlo:
“secondo me, lì tra quesgli scoglietti affioranti potremmo pescare qualcosina…”
Non ci perdiamo in chiacchiere, prendiamo mute, pinne e maschere e con Eugenio raggiungiamo le rocce a pelo d’ acqua, Dato fondo all’ ancorotto, ci vestiamo e ci immergiamo silenziosi.
Un’ altra sensazione che adoro è quella del volo in acqua.
Per me è pura estasi stare in acqua alla ricerca del rilassamento più totale e dell’ acquaticità ideale.
Ma non questa volta… stamattina dobbiamo pescare qualcosa.
Carlo ha portato una macchina fotografica che è una figata e che fa delle foto da paura!!!
Cominciamo quindi a gironzolare tra I massi del bassofondo e impostiamo I primi aspetti.

 Aspetto

Di pesce ne gira pochino. Qualche saragotto, altre mormore, alcune occhiatelle da porzione, ma niente di veramente interessante dal punto di vista venatorio.
L’ acqua ha una trasparenza formidabile che mi permette di scrutare in lontananza, cerco le classiche pallonate di mangianza davanti le punte, ma niente da fare.
Purtroppo dopo soli venti minuti di divertimento, comincio ad avvertire il freddo ed il rilassamento va a farsi benedire. E’ inutile cercare di scendere, mi conviene stare nell’ acqua più calda della superficie.
Subito prima di risalire sul gommone e di ritirarmi nuovamente sconfitto, decido di nascondermi per un attimo dietro una sporgenza in ombra.
Di lì a dieci secondi un paio di belle ricciolette prendono a sfilarmi davanti placide e tranquille.
(e penso:…mmm…GNAM-GNAM….)
La mia presenza, discretamente celata dalla roccia, le incuriosice.
Avvertono il battito del mio cuore che rimbomba sui miei polmoni, e ignare si avvicinano.
Distendo il braccio, portando a tiro la branchia della ricciola che segue.
Lascio partire l’ asta e…
…Il bel pesciotto è freddato sul colpo. Nessuna reazione, nessuna sofferenza.
Finalmente, stasera mangeremo del pesce fresco!
Non è un esemplare di taglia, ma alla fine della giornata scopriremo che sarà più che sufficiente a saziare entrambi.
Tornati a bordo, riprendiamo un po’ di calore e salpiamo salutando la baietta rischiarata dal sole ormai alto.
La navigazione prosegue tranquilla con destinazione PAXOI.
Intorno a noi non ci sono altre barche. Siamo completamente soli.
Che pace.
Sfiliamo poi davanti ad un gruppo di belle grotte e Carlo mi promette un bagno da sogno, c’ è da percorrere solo qualche altro miglio, per un posticino che conosce lui.
Dopo qualche tempo arriviamo in questa baia: l’ insenatura è tipicamente a ferro di cavallo, il perimetro di roccia bianca è cosparso di grotte, piccole e grandi, alcune con la volta crollata che ora dà origine ad un vero e proprio pozzo di luce.
Ovviamente l’ acqua è color verde bottiglia e purissima come cristallo.
Il fondo non è proprio il massimo per l’ ancoraggio: alghe su un fondale di circa 20 metri. Non ci sono gradini o rocce. Subito fuori dall’ ingresso delle grotte il fondo sprofonda a venti metri e non sarà facile assiurarsi della bontà della tenuta dell’ ancora. Inoltre, ci sono altre barche nelle vicinanze e le relative distanze non permettono di stare tranquillissimi. Fortunatamente non c’ è vento e così decidiamo di fare un bagnetto veloce.
Dopo qualche tentativo andato a vuoto l’ ancora agguanta le radici di un ciuffetto di posidonia, al confine con la sabbia. Attendiamo quanlche minuto per verificare l’ assestamento della barca e poi ci tuffiamo.
Scendo a dare un’ occhiata all’ ancora e mi sorprendo per la semplicità con cui arrivo al fondo.
Sono veramente rilassato.
Con Carlo raggiungiamo a nuoto la prima grotta ed entriamo: c’ è un’ ampia camera illuminata dove sguazziamo qualche minuto, poi penetrando più in profondità, nella parte più buia, ci accorgiamo che la volta del soffitto si abbassa fino al livello dell’ acqua e poi ancora più giù, dando origine ad un tunnel subacqueo che sbuca in una grotta adiacente. L’ altra estremità del budello rimanda un’ affascinante, meravigliosa luce color zaffiro che si diffonde nell’ acqua subito sotto di noi.
Troppo invitante per non cedere alla tentazione.
Dopo un bel respiro, ci immergiamo e pinneggiamo all’ interno dell’ angusto cunicolo.
Carlo procede nuotando nella parte alta, io lo seguo dal basso, nuotando supino per godermi tutto lo spettacolo.
La sensazione è bellissima: a mano a mano, le pareti di roccia si stringono tutt’ intorno, il cunicolo diventa sempre più piccolo ed il cielo della grotta prosegue in basso, sempre più verso il basso, fino all’ altra estremità.
All’ altro capo della galleria veniamo inondati dalla luce. Sbucati al di qua, ci ritroviamo al centro di quest’ altra grotta. Il soffitto è crollato, ed il sole penetra dall’ alto rischiarando gli scogli sottostanti che offromo riparo ad una miriade di piccoli pesci colorati che nuotano in maniera convulsa nella luce diretta del sole.
E’ divertente sguazzarci in mezzo.
Che bel bagnetto.
Torniamo a bordo e riprendiamo la navigazione.
Facciamo qualche altro miglio in tranquillità ed approdiamo a pomeriggio ormai inoltrato in un posto curiosissimo.

PAXOI.

Mi colpisce la particolare morfologia del luogo.
Si tratta di un porticciolo ricavato all’ interno di un fiordo di forma veramente insolita.
Da una parte c’ è la terraferma, con un’ ansa a ferro di cavallo, subito di fronte, ma veramente a pochissima distanza, c’ è un lungo ed alto isolotto che riempe l’ ansa. Questa conformazione da origine ad un canale naturale, un fiordo a forma di “U” utilizzato come riparo dai marosi dagli abitanti del luogo.
Il porto è ben tenuto, ci sono bei ristorantini lungo tutta la riva continentale, piccole case graziose subito dietro le botteghe, una piazzetta stracolma di sedie e tavolini per aperitivi, inoltre è frequentato da una miriade di bei turisti.
Noi troviamo un posto barca un po’ in disparte, dove ormeggiamo in tutta tranquillità e ci prepariamo per la cena.
Ci gustiamo un ottimo piatto di spaghetti insaporiti dalla nostra ricciola, che bontà!!!
Poi facciamo una doccetta e scendiamo a fare due passi per il paesino.
I turisti riempiono a macchie il paese, formando gruppetti allegri ed ordinati. Ci sono famiglie davanti a grandi coppe gelato, coppiette che passeggiano mano nella mano al fresco della sera, ragazzi che acquistano souvenirs, adolescenti che rovistano nelle buotique in cerca di qualcosa di carino.
Passando davanti ad una pasticceria, l’ occhio cade su delle specialità che mi mandano letteralmente in visibilio. Rimango sbigottito, in quanto non credevo esistessero anche in grecia.
Scorzette d’ arancia, o mandarini interi, caramellati e bagnati nel cioccolato fondente.
Si tratta di particolarità pasticcere che credevo tipiche delle mie zone (Amalfi e dintorni)…
resto senza parole e sono fermamente intenzionato ad assaggiarle.
Per la cronaca, io non sono un cioccolomane e non sono un goloso, ma come si fa a resistere a un concentrato di bontà come questo?… NUN CIA POZZ FA’!!!!…
In un attimo ci ritroviamo seduti al tavolino ad ingurgitare una quantità spropositata di queste delizie…
…devo dire che le sanno fare anche in Grecia…
Vado a dormire soddisfatto ed addolcito.
Questo racconto di viaggio si sta prolungando più del previsto e quindi, per ora, mi vedo costretto ad interromperlo qui.
Tralascerò forse la parte più bella del viaggio, quella caratterizzata dal bel tempo,
sorvolerò sugli altri incantevoli tramonti, sulle risate condivise con Carlo, sull’ emozione di andare a vela con mare formato, sui numerosi altri momenti di relax, sull’ incontro con tanti delfini, sul pita gyros gustato in un borgo di pescatori, sulle altre pescate a traina, sulle riparazioni impossibili, sui pomeriggi trascorsi oziando in coperta, sulla scoperta di nuovi posti, sulle scogliere bianche e sul vento che soffia potente al pomeriggio,
lasciando a voi il resto dell’ opera.

 arrivederci

Mi auguro di rivedervi presto.
Alla prossima
Lo zingaro.


3 Responses

  1. mamma e papà scrive:

    Bravo..bravissimo zingaro ! abbiamo vissuto il tuo racconto.

  2. Cecco scrive:

    Franz sei un ottimo scrittore, nelle tue parole ho vissuto le tue emozioni. Bravo!
    Però ora sta arrivando il momento di abbandonare pinna e maschera ed inforcare gli sciiiii!!!:)
    Un caro saluto anche ai mitici Carlo e Silvia con cui ho condiviso parte di questa avventura on the sea!

  3. andrea zo scrive:

    Grande Franz, e chi se l’aspettava questa vena da scrittore, complimenti !!! Ho vissuto quello che hai scritto come fossi stato li con voi. Bravo, io fossi in te mi cimenterei nel ramo. Un saluto anche allo stoico Carlo e un bacio a Silvia. Ciao Andrea Zo.

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