• apr 28th 2011
  • No Comments

Dopo qualche giorno di piccole manutenzioni di bordo salpiamo da Cul de Sac de Marin e incominciamo ad esplorare le isole più a nord dell’arco delle Antille: le isole di Sottovento.
Cristoforo Colombo fece cinque viaggi ai Caraibi nel tentativo di scoprire un passaggio ad ovest ostinandosi a chiamare Indie Occidentali le terre che aveva scoperto. Nel 1502, durante il suo quarto viaggio scoprì il continente sudamericano e ne assicurò le vaste ricchezze ai re di Spagna. Gli Arawak, la popolazione che abitava le isole, furono annientati dalla guerra e dalle malattie e ben presto le acque del mar dei Caraibi divennero teatro di pirati e corsari che depredavano senza pietà le navi spagnole cariche d’oro di ritorno in Europa nascondendosi far gli sperduti isolotti. Nel Seicento Francia, Inghilterra e Olanda cominciarono a rivendicare colonie nella regione occupando le Piccole Antille dando inizio a una lotta che durò 250 anni.
Un’oretta di navigazione a subito ci imbattiamo nel Rocher du Diamant, isolotto poco al largo della costa sud ovest di Martinica, famoso per il suo ruolo nella guerra anglo-francese all’inizio del 19esimo secolo.

Con lo scopo di controllare i mari intorno alla francese Martinica, nel 1804 gli Inglesi da Santa Lucia approdarono su questo isolotto roccioso e vi sistemarono 20 marinai e 4 cannoni, trasformando l’isola in una fortezza inespugnabile a poche centinaia di metri dalla costa francese. Così gli Inglesi ‘arruolarono’ l’isolotto nella Marina Britannica e lo nominarono H.M.S. Diamond Rock, rifornendola regolarmente di armi e viveri come fosse appunto una vera nave. Per 17 mesi gli Inglesi resistettero a tutti gli assalti francesi, affondando molte navi francesi dirette al porto di Fort de France più a nord. Leggenda vuole che i Francesi riuscirono a sopraffare gli Inglesi solamente facendo spiaggiare sull’isola diverse barche piene di casse di rum. Completamente ubriachi, gli Inglesi si arresero ai Francesi senza combattere… sembra che comunque questa storia non sia riportata sui libri di storia inglesi…

Un paio di giorni di navigazione con tappa a Dominica e siamo nell’arcipelago della Guadalupa, in particolare a Le Saintes, un grappolo di isolette site a 10 miglia a sud di Basse Terre, chiamate così da Colombo forse per via della festa dei Santi. Troviamo un buon posto per ancorare nell’Anse du Bourg sull’isola di Terre de Haut poco a sud della casa a forma di nave: la Maison du Docteur.

Le isole del piccolo arcipelago sono abitate dai diretti discendenti dei primi coloni bretoni che occuparono le isole nel 1643. E’ certo che la terra poco fertile ha fatto sì che l’agricoltura non si sia molto sviluppata e che non ci fosse necessità di schiavi, la popolazione bretone quindi sviluppò l’arte della pesca e della costruzione di barche chiamate le saintoises. Il risultato è che spesso le facce che si incontrano, sebbene scurite dal sole e invecchiate dal sale, ricordano le facce Bretoni e Normanne.

Scendiamo a terra e gironzoliamo tra le vie assolate del paese


L’isola è circondata di belle spiagge e noi, amanti dello snorkeling scegliamo la Baie du Pompierre per i nostri bagnetti pomeridiani…

Con soli 30 minuti di camminata arriviamo al Fort Napoléon, la salita è ripida ma la vista della baia merita la fatica.

La fortezza fu costruita nel 19esimo secolo ed insieme a Fort Joséphine sull’isola di fronte (Ilet Cabrit) rendeva le isole inespugnabili

Oggi la fortezza ospita un bel museo di storia navale di cui buona parte dedicata a una delle più celebri battaglie navali combattuta dai Francesi e dagli Inglesi nei Caraibi e che fu determinante per stabilire la supremazia britannica nella regione.

Nella primavera del 1782, la flotta francese si trovava in Martinica preparandosi a un’invasione della Giamaica per distruggere la credibilità britannica nella regione. I preparativi erano spiati dall’ammiraglio George Rodney della Marina Reale, dalla base di St. Lucia su Pigeon Island. Il 7 aprile salparono 33 vascelli francesi, comandati dall’ammiraglio de Grasse; Rodney li inseguì affrontandoli davanti a Les Saintes la mattina del 12 aprile. Con una manovra a sorpresa, che dipendeva più dalle condizioni del vento che altro, Rodney ruppe la linea francese in due punti e ottenne la vittoria.

 tattica di Rodney

La stessa tattica fu usata poi dall’ammiraglio Nelson nella battaglia di Trafalgar.
Certo che loro sì che erano abili navigatori e gran combattenti, noi ci limitiamo ad andare a zonzo senza nemici che ci attaccano a sorpresa e già ci sembra una grande impresa…
Comunque pare da queste parti ci fosse un lontano parente di Carlo… naso e orecchie sono le stesse!!!

E dopo tre giorni di tanta storia e tanti bagni relax, salutiamo i nuovi amici Milo e Barbara sul catamarano Fandango e ci spostiamo a Guadalupa. Qui facciamo una sosta tecnica a Point a Pitré per la revisione della zattera, una notte a Anse Deshaies e infine ci spostiamo sul lato nord della Guadalupa, a Grand Cul de Sac Marin (che fantasia questi francesi con i nomi…). Ci infiliamo nella Passe à Colas (canale per superare la barriera corallina): sulla carta pare molto difficile invece è ben segnato e l’acqua è così limpida che quasi quasi non servono le boe (blu scuro buon fondale, turchese attenzione, celeste… ALT: basso fondale). Gettiamo l’ancora davanti all’estuario del fiume Goyaves con l’dea di fare un paio di giorni immersi nel silenzio di questo angolo ancora incontaminato di Guadalupa….
Ma di lì a poco veniamo circondati da una flotta di centinaia di moto d’acqua: c’è una gara del campionato mondiale e nel trambusto dell’evento ci ritroviamo a ‘salvare’ un concorrente, Philippe, che era rimasto in panne. Così, lui sale per la sua prima volta su una barca a vela ed Eugenio per la prima volta, tutto orgoglioso traina un mezzo ben più potente di lui…

Il giorno dopo nella pace più totale risaliamo il fiume con Rosy, partiamo presto ma già il sole scalda l’aria e tutto quello che ci circonda

Sulle rive non troviamo anima viva… o quasi…

Ma ci fidiamo ad andare a terra?Ci vorrà mamma mucca? Dopo un bel pezzo troviamo una radura dove riposarci e qui Carlo raccoglie le noci di cocco

Più in là delle belle banane ma raccoglitori di banane si nasce… e noi non lo siamo nati!


Leave a Reply

*
To prove you're a person (not a spam script), type the security word shown in the picture. Click on the picture to hear an audio file of the word.
Click to hear an audio file of the anti-spam word